lunedì 12 marzo 2012

Assemblea studentesca per una primavera di lotte

Un contributo verso l'assemblea del 14 marzo degli studenti e dei borsisti della Verdi 15 Occupata

A circa quattro mesi dalla sua nomina, il cosiddetto governo di tecnici capeggiato dal presidente Mario Monti, ha già svelato, anche a chi ingenuamente aveva sperato in un cambiamento di rotta della politica italiana verso maggiore equità e giustizia, la sua vera indole di mero strumento nelle mani di banche e capitali, di interessi dettati dall'alto che nulla hanno a che vedere con i reali bisogni della popolazione.
Noi crediamo che del sistema Italia non ci sia veramente nulla da difendere, però non siamo così stupidi da pensare che lo svilpuppo passi per le vie dell'austerità, della devastazione e del saccheggio sociale. Anche il mondo dell’istruzione sta pagando il suo caro prezzo, e lo stiamo pagando noi studenti e borsisti; il ministro Profumo ce lo ricordiamo tutti quando, da rettore del Politecnico di Torino, parteggiava per la riforma più contestata di sempre, quella Gelmini. Gli anni del governo Berlusconi ed i mesi di 'tecnicismi montiani' hanno tracciato un percorso, una linea politica chiara che non da spazio a dubbi di alcuna sorta: l’università ed il mondo della formazione devono essere smantellati, privatizzati e trasformati in beni d’élite. E dunque spalanchiamo le porte alle banche e alle aziende nei consigli di amministrazione universitari, tagliamo i fondi a sostegno delle scuole primarie, lasciamo che gli istituti pubblici cadano a pezzi mentre finanziamo quelli privati, aumentiamo le tasse nelle università, riduciamo all’osso i finanziamenti per il diritto allo studio e perché no, promuoviamo l’indebitamento giovanile attraverso quell’infame formula di vendita di un diritto - quello allo studio - che si chiama prestito d’onore.

La giunta leghista Cota ha condito il tutto con un'ampia e disastrosa sforbiciata perpetrata a danno del fondo per il diritto allo studio in Piemonte, mettendo realisticamente e concretamente in ginocchio sia l’Edisu, che allo stato attuale dei fatti rischia il commissariamento (o la morte, per dircelo più chiaramente), che soprattutto migliaia di studenti, italiani e non, che sul funzionamento del sistema 'diritto allo studio' fondavano la propria concreta possibilità di accesso ad un'istruzione.
E così, nell’impasse più stantia e raccapricciante, anche da parte del sindaco Fassino - buono soltanto a parlare di 'città per i giovani' durante campagna elettorale e momenti pubblici, ma poi completamente disinteressato al lato pratico della situazione - Torino guarderà i suoi studenti, dell’Università e del Politecnico indistintamente, abbandonare gli studi e in molti casi la città, per un ingresso obbligato, prematuro e indigesto nel mondo del lavoro (leggi 'inferno della precarietà') che non ci pare affatto in grado di accogliere e soddisfare le necessità di coloro che ne fanno mestamente parte.
Tagliare sul diritto allo studio e sul comparto istruzione del Paese, lo ricordiamo, significa tante cose... Significa certamente borse di studio in meno ma anche mense, aule studio, biblioteche e servizi cancellati, ma soprattutto, a nostro avviso, significa impoverimento culturale generale e induzione alla sottomissione; significa negare ai più l'accesso al sapere e dunque alla formazione di una coscienza critica in grado di opporsi e cambiare lo stato di cose. Tagliare sul diritto allo studio è reazionario, è sintomo di una volontà oppressiva da parte di chi detiene gli strumenti del potere nei confronti della maggioranza governata.
Entro fine aprile la regione Piemonte dovrà approvare il proprio bilancio di governo. Entro fine aprile verremo a sapere cosa ne sarà dell'Edisu, delle migliaia di studenti in attesa di una borsa di studio e soprattutto, capiremo quale sarà il posto in cui, politicanti e ciarlatani seduti nei palazzi del centro cittadino, vorranno relegare il diritto allo studio.
Noi vogliamo muoverci, vogliamo unirci e lottare tutti insieme, senza bandiere, senza simboli né nomi; siamo studenti e studentesse a cui preme solo una cosa: prenderci quello che ci spetta. Non chiediamo elemosine, pretendiamo diritti!
Lanciamo quindi un appello a tutti e tutte, a chi vive e rende vive Università e Politecnico, agli studenti come ai ricercatori, ai lavoratori precari come ai dottorandi, per riunirci in un’assemblea pubblica mercoledì 14 marzo, a Palazzo Nuovo, in cui organizzarci collettivamente per indire un’azione pubblica, forte e di dissenso in difesa dei nostri diritti contro chi specula e taglia sulle nostre vite.

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