giovedì 22 novembre 2012

IL PROGETTO Verdi15Occupata

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Sono passate due settimane da quel martedì infame. Tutto quel che è successo abbiamo provato a raccontarlo con più chiarezza possibile. Del resto l'esperienza della Verdi 15 è, sul piano dei fatti, facilmente comprensibile. Dopo il taglio dell'80% delle risorse destinate all'Edisu da parte della Regione Piemonte di Roberto Cota - operazione in nessun modo ostacolata dal sindaco di Torino, Piero Fassino - più di 8000 studenti aventi diritto sono rimasti senza borsa di studio. Per molti questa decisione poteva significare l'abbandono degli studi, ma questo non è accaduto perché un composito gruppo di studenti che già da tempo denunciavano le gravi conseguenze che questa decisione avrebbe avuto, una volta esaurite le lacrime da versare sugli sportelli Edisu, hanno deciso di organizzarsi e agire. Così abbiamo occupato via Verdi 15, che era stata lasciata vuota mentre altri dalle residenze venivano sfrattati. Dal 13 gennaio viviamo e costruiamo un'alternativa all'Edisu e al sistema di cui fa parte, la Verdi 15 è 'molto più di una residenza!'.

Per questo lo sgombero non ci ha fermato. Per questo ci hanno levato uno spazio ma ne abbiamo presi altri due. Hanno provato a schiacciarci, ma non ascoltarci ancora una volta si è rivelato un errore. Hanno monitorato una presenza senza capirne la sostanza. Quello che la Verdi era, è oggi, e sarà, quel martedì mattina, gli è esploso tra le mani. L'edificio di via Verdi, architettonicamente si prestava a coniugare un'esigenza abitativa e sociale. Nè lo stabile in vicolo Benevello, nè quello in corso Farini possono assolvere pienamente alla stessa funzione; eppure in qualche modo lo fanno entrambi. La Verdi può esistere anche fuori dalle mura di via Verdi 15. Così quella di un quartiere popolare come Vanchiglia e di un luogo da riterritorializzare come vicolo Benevello sono la nostra occasione per misurarci con quella che è sempre stata la nostra convinzione. La Verdi 15 2.0, la immaginiamo come il sasso nella scarpa di un università lontana anni luce da come la vorremmo, un luogo di saperi liberi, condivisi e liberati. La Verdi 15 3.0 la pensiamo come uno spazio aperto e vissuto da un quartiere in cui oltre agli studenti è presente una composizione sociale meticcia e popolare.

Abbiamo un'urgenza: riprenderci il nostro futuro, garantirne uno a chi verrà dopo di noi. La nostra è una posizione politica, una scelta di vita. La articoliamo giorno per giorno con differenti linguaggi, vogliamo fare nostre più visioni possibili su ciò che ci circonda, moltiplicare gli sguardi e i punti prospettici. Comunque la s'interpreti questa scelta comprende sogni e idee che non abbiamo semplicemente assunto, ma scelto e indagato. Condivisione costante di beni inesauribili come le relazioni e le intelligenze, una vita che giorno per giorno nel riprendersi tempi e spazi rompe con l'esistente. La Verdi 15 2.0, da oggi 'Verdi Lab', e la Verdi 15 3.0, da oggi necessariamente 'Verdi 15': due luoghi liberati e ribelli a Torino. Luoghi di studenti e studentesse, bambini e bambine, lavoratrici e lavoratori, pensionati, cassintegrati, esodati, precari e precarie. Veniamo da tutto il paese, da altri paesi. Veniamo da tutto il mondo, viviamo qui e continueremo ad aprire le porte dei luoghi di questa città. Spazi fisici, come vicolo Benevello e corso Farini, e spazi di autodeterminazione, come l'assemblea della Verdi, aperta a tutti e tutte. Viviamo la città e questo territorio e ci sentiamo per questo assolutamente qualificati per deciderne. Del resto in questi dieci mesi di imperativi come sviluppo, crescita, sacrifici, ne abbiamo sentiti troppi, e ci siamo attrezzati per smascherarli. Ma questo foglio non è sufficiente, ora: a tutto dedicheremo i tempi e gli spazi che meritano, abbiamo ancora molto da imparare, nella lotta. Ad oggi però la nostra prima risposta è quello che vi abbiamo appena raccontato.

Verdi Quindici Occupata



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