martedì 27 novembre 2012

Saperi e Poteri nella Torino della crisi

È ripartito lunedì 26 novembre il ciclo de 'Il Sapere in Movimento', il progetto sui saperi della Verdi Quindici Occupata: l'abbiamo fatto con il dibattito che ha visto tra i vari partecipanti Angelo D'Orsi, docente di Scienze Politiche e Ugo Mattei, docente di Giurisprudenza. Un incontro incentrato su un tema che costituisce il nodo centrale del progetto che la Verdi Quindici sta portando avanti: la relazione tra il potere e la conoscenza, quindi le modalità con cui quest'ultima viene erogata da strutture pubbliche come l'Università e l'Edisu.

Attualmente assistiamo difatti a politiche di isolamento e separazione delle conoscenze, come ad esempio avviene tra le scienze cosiddette dure e le scienze morbide e gli studi umanistici, che nasconde la precisa volontà di costruire un sapere che non possa essere autocritico nei fini, ovvero verso le direzioni e gli scopi dalla ricerca, o con la continua specializzazione e parcellizzazione del sapere che impedisce una visione d'insieme; operando quindi la separazione delle parti sociali attraverso un accesso agli studi non garantito a tutti. Questo non costituisce per noi una novità. Da anni assistiamo allo smantellamento dell'Università, quindi all'emersione di una formazione sempre più inserita nelle logiche di mercato con l'ingresso dei privati nei consigli di amministrazione, il cui primo interesse diviene una produttività che deve rispettare ritmi serrati e criteri di vendita più che di conoscenza e critica.

Come ha ricordato D'Orsi citando il Gramsci, il ruolo della conoscenza è quello di smascherare le ideologie che fanno passare gli interessi di alcuni per interessi collettivi, vediamo il concetto stesso di sapere venire smantellato, trasformato in conoscenza sterile e nozionistica che impedisce un dialogo reale e organico tra le diverse parti sociali, perché solo laddove c'è consapevolezza delle dinamiche sociali, del contesto storico, degli interessi e dei meccanismi economici, ci può essere un fronte comune contro la crisi e le politiche che l'hanno generata. In questo contesto che s'inserisce il discorso di Università del Bene Comune di Mattei: un'Università che si vede inserita in un contesto sociale dal quale non risulti isolata, ma col quale sia pienamente intrecciata in un processo di formazione collettiva; un'università che rifiuta la concentrazione del potere decisionale e il principio di esclusione dalle politiche universitarie, nell'ottica in cui solo la condivisione e la creazione collettiva di un sapere critico può portare alla formazione di una società attiva e critica.

sabato 24 novembre 2012

Verdi15 RADDOPPIA (da 'Il Manifesto')


Riportiamo l'articolo di Luciano Del Sette sul progetto Verdi15Occupata, pubblicato questa mattina sulle pagine de 'Il Manifesto':

A Torino gli studenti sgomberati con la forza dalla residenza universitaria di via Verdi hanno rioccupato una ex scuola e un ex commissariato. Con loro anche stranieri in attesa di permesso di soggiorno. Siamo andati a trovarli mentre rimettono a posto e fanno rivivere i due edifici abbandonati
Piacerebbero, al ministro Fornero, i ragazzi di vicolo Benevello 4 e corso Farini 20, Torino, dintorni dell'Università? Di certo non sono choosy, schizzinosi, come la signora ebbe pubblicamente a rimproverare agli studenti in cerca di un futuro lavorativo. Loro, i ragazzi di via Benevello e corso Farini, nei locali di quelle che erano rispettivamente le scuole comunali San Carlo e il commissariato Dora - Vanchiglia, hanno fatto e stanno facendo i giardinieri, i muratori, gli imbianchini, gli idraulici, gli elettricisti, i cuochi. Dal mattino presto e finché c'è luce. Ma i ragazzi di vicolo Benevello e corso Farini, un centinaio in tutto, non piacerebbero al ministro Fornero, e nemmeno al ministro dell'Interno Cancellieri, e neppure al ministro dell'Istruzione Profumo. Perché sono quelli di Via Verdi15, sgomberati con la forza da polizia e carabinieri alla fine dell'ottobre scorso.
Breve riassunto. L'indirizzo corrisponde a una residenza studentesca dell'Edisu (Ente regionale per il Diritto allo Studio Universitario) del Piemonte. A inizio 2012, la residenza viene occupata da circa centocinquanta giovani tra gli ottomila cui la Regione del leghista Cota ha tagliato la borsa di studio per l'anno accademico in corso. Oltre agli italiani, ci sono stranieri provenienti dal Pakistan, dall'Africa, dal Maghreb, dall'Iran. Senza la borsa di studio non possono neppure pagarsi il permesso di soggiorno, e così rischiano di trasformarsi in clandestini. Trovare un lavoro di fortuna è impossibile, ricevere denaro da casa difficilissimo. E allora avere almeno un tetto sulla testa, poter contare sulla solidarietà e su piccoli aiuti, serve a tentare di sopravvivere. Ma Via Verdi 15 non è soltanto un letto e un piatto di pasta. Qui si organizzano corsi di lingua, cineforum, incontri; ci si ritrova per bere qualcosa nello spazio del bar, si viene a studiare insieme ai compagni di facoltà.

giovedì 22 novembre 2012

IL PROGETTO Verdi15Occupata

-->
Sono passate due settimane da quel martedì infame. Tutto quel che è successo abbiamo provato a raccontarlo con più chiarezza possibile. Del resto l'esperienza della Verdi 15 è, sul piano dei fatti, facilmente comprensibile. Dopo il taglio dell'80% delle risorse destinate all'Edisu da parte della Regione Piemonte di Roberto Cota - operazione in nessun modo ostacolata dal sindaco di Torino, Piero Fassino - più di 8000 studenti aventi diritto sono rimasti senza borsa di studio. Per molti questa decisione poteva significare l'abbandono degli studi, ma questo non è accaduto perché un composito gruppo di studenti che già da tempo denunciavano le gravi conseguenze che questa decisione avrebbe avuto, una volta esaurite le lacrime da versare sugli sportelli Edisu, hanno deciso di organizzarsi e agire. Così abbiamo occupato via Verdi 15, che era stata lasciata vuota mentre altri dalle residenze venivano sfrattati. Dal 13 gennaio viviamo e costruiamo un'alternativa all'Edisu e al sistema di cui fa parte, la Verdi 15 è 'molto più di una residenza!'.

Per questo lo sgombero non ci ha fermato. Per questo ci hanno levato uno spazio ma ne abbiamo presi altri due. Hanno provato a schiacciarci, ma non ascoltarci ancora una volta si è rivelato un errore. Hanno monitorato una presenza senza capirne la sostanza. Quello che la Verdi era, è oggi, e sarà, quel martedì mattina, gli è esploso tra le mani. L'edificio di via Verdi, architettonicamente si prestava a coniugare un'esigenza abitativa e sociale. Nè lo stabile in vicolo Benevello, nè quello in corso Farini possono assolvere pienamente alla stessa funzione; eppure in qualche modo lo fanno entrambi. La Verdi può esistere anche fuori dalle mura di via Verdi 15. Così quella di un quartiere popolare come Vanchiglia e di un luogo da riterritorializzare come vicolo Benevello sono la nostra occasione per misurarci con quella che è sempre stata la nostra convinzione. La Verdi 15 2.0, la immaginiamo come il sasso nella scarpa di un università lontana anni luce da come la vorremmo, un luogo di saperi liberi, condivisi e liberati. La Verdi 15 3.0 la pensiamo come uno spazio aperto e vissuto da un quartiere in cui oltre agli studenti è presente una composizione sociale meticcia e popolare.

Abbiamo un'urgenza: riprenderci il nostro futuro, garantirne uno a chi verrà dopo di noi. La nostra è una posizione politica, una scelta di vita. La articoliamo giorno per giorno con differenti linguaggi, vogliamo fare nostre più visioni possibili su ciò che ci circonda, moltiplicare gli sguardi e i punti prospettici. Comunque la s'interpreti questa scelta comprende sogni e idee che non abbiamo semplicemente assunto, ma scelto e indagato. Condivisione costante di beni inesauribili come le relazioni e le intelligenze, una vita che giorno per giorno nel riprendersi tempi e spazi rompe con l'esistente. La Verdi 15 2.0, da oggi 'Verdi Lab', e la Verdi 15 3.0, da oggi necessariamente 'Verdi 15': due luoghi liberati e ribelli a Torino. Luoghi di studenti e studentesse, bambini e bambine, lavoratrici e lavoratori, pensionati, cassintegrati, esodati, precari e precarie. Veniamo da tutto il paese, da altri paesi. Veniamo da tutto il mondo, viviamo qui e continueremo ad aprire le porte dei luoghi di questa città. Spazi fisici, come vicolo Benevello e corso Farini, e spazi di autodeterminazione, come l'assemblea della Verdi, aperta a tutti e tutte. Viviamo la città e questo territorio e ci sentiamo per questo assolutamente qualificati per deciderne. Del resto in questi dieci mesi di imperativi come sviluppo, crescita, sacrifici, ne abbiamo sentiti troppi, e ci siamo attrezzati per smascherarli. Ma questo foglio non è sufficiente, ora: a tutto dedicheremo i tempi e gli spazi che meritano, abbiamo ancora molto da imparare, nella lotta. Ad oggi però la nostra prima risposta è quello che vi abbiamo appena raccontato.

Verdi Quindici Occupata



     SEGUI LE NOSTRE INIZIATIVE ANCHE SUL PROFILO FB DELLA VERDI15

AGGRESSIONE FASCISTA A TRENTO. Solidarietà della Verdi15Occupata a studenti e studentesse

Dopo esser venuti a conoscenza dell'aggressione fascita avvenuta nella Facoltà di Sociologia di Trento, noi della Verdi 15 abbiamo sentito il dovere di portare solidarietà ai compagni e alle compagne di Trento, con cui abbiamo condiviso lotte ed esperienze dall'università alla valsusa. Lo facciamo in quanto studenti e studentesse e antifascisti e antifasciste convinti/e.
Sempre più frequentemente episodi di questo genere si verificano negli atenei e nelle strade, triste è che il più delle volte vengano taciuti, e dunque supportati, da istituzioni e media mainstream. Noi di questo silenzio non vogliamo essere complici. 
Se pensano di intimidirci con questi atti squadristi sbagliano. 
Non permetteremo loro di muoversi indisturbati nelle università e nelle città.
Fuori i fascisti dalle scuole e dalle università, fuori il fascismo dalle nostre vite!
Mandiamo appoggio e affetto ai compagni e alle compagne di Trento. 

Sempre al vostro fianco nella lotta!

Verdi15Occupata

venerdì 16 novembre 2012

DALLA VERDI15 SUL #14N

Contro il governo delle polizie. La complicità della Verdi Quindici Occupata

Le piazze del 14N, in Italia come in Europa, hanno disegnato un filo rosso capace di assumere dimensioni potenti, tanto da togliere qualche ora di sonno a chi governa nei tempi dell'austerity. Piazze che sono state attraversate da composizioni diverse ed eterogenee che però nel complesso condividevano un rifiuto conclamato dei meccanismi di pacificazione tentati da chi voleva una protesta composta e silenziosa: tutta l’Europa ha visto le prime sperimentazioni di costruzione di conflitto su un piano che superava la rappresentazione e che nel riversarsi sui territori si faceva collettore e megafono di esigenze reali. Le mobilitazioni in tutto il Sud Europa hanno parlato il linguaggio di una composizione giovanile molto forte, nelle sue varie declinazioni, di alcune figure del lavoro tradizionale che di fronte a un impoverimento costante e violento si sono messe in movimento, di un consenso sempre maggiore verso chi pratica forme di incompatibilità con una vera e propria metamorfosi del concetto di sciopero generale.

I cortei nel nostro paese ci hanno testimoniato anche l'ennesima rottura tra il ceto politico dei sindacati e una generazione di giovani appesi tra la disoccupazione e la precarietà permanente. Una generazione motore e collettore di un malcontento ben più diffuso che vede le prime tenere ed insufficienti forme di attivazione e partecipazione. La risposta dei governi a queste mobilitazioni è stata chiara ed evidente e va ancora di più ad approfondire quella scollatura tra la politica e la gente laddove l'ordine pubblico sopperisce a un vuoto politico istituzionale. La 'terapia d’urto' vorrebbe essere in qualche modo il deterrente per evitare rovesciamenti di campo, e infatti in Italia quanto in Spagna e Portogallo, a Torino come a Roma Napoli e Brescia chi contesta le politiche del debito, chi fuoriesce dalla rappresentazione della protesta comoda e quadrata utile per le prossime elezioni ha avuto come unica risposta manganelli, camionette, idranti e lacrimogeni.

mercoledì 14 novembre 2012



Per aggiornamenti visita Verdi15 su facebook


VERDI 15 3.0
Uno sgombero non ci ferma, ci moltiplica!

Quel martedì 30 ottobre ce lo ricorderemo sempre: la violenza dell'irruzione delle forze dell'ordine in via Verdi 15, il sorriso plastico del presidente dell'Edisu Umberto Trabucco nel cortile, le esternazioni sornione di tutta casta politica del Comune di Torino e della Regione Piemonte sulle agenzie di stampa; lo sgombero della Verdi 15 Occupata. Con la rabbia nel cuore per uno spazio sociale rubato e con l'adrenalina nelle vene per una battaglia da proseguire lo gridammo immediatamente: chi pensa di aver vinto è un illuso che non ha capito contro chi sta alimentando conflitto. 'La Verdi Quindici Resiste: non è finita qua, ci riprendiamo la città!': chi pensa che le parole siano un esercizio di stile non ha capito - ancora - che cos'è la Verdi Quindici. Non scriviamo su pezzi di stoffa per allenare la nostra dialettica sloganistica; tutti debbono sempre prenderci in parola. L'abbiamo fatto e lo rifaremo ancora: ci riprendiamo tutto, oggi conquistiamo un altro spazio sociale, perchè la Verdi Quindici Occupata ama scommettere sul futuro, delle lotte e delle nostre vite. Oggi raddoppiamo!

Chi ha esortato, ordinato e comandato lo sgombero, pensando che quello fosse la soluzione per togliersi dai piedi la Verdi Quindici Occupata ha sbagliato clamorosamente. Così facendo ha restituito nuova e ulteriore linfa a un progetto politico che nell'antagonismo alle ingiustizie e alle privazioni trova la sua ragione costituente. Così facendo, oggi, a Torino, di Verdi Quindici Occupate ce ne sono due. Al ministero degli Interni come in Questura, al Comune come in Regione, all'Università come all'Edisu, ognuno faccia le sue valutazioni, che sono lontane e nemiche delle nostre, sapendo però della straordinarietà di una comunità in lotta - il collettivo della Verdi Quindici - così come della sua determinazione: avvertiamo con un 'guai a chi ci tocca' perchè chi lo fa si brucia. La Verdi Quindici Occupata è un progetto studentesco nato nella lotta contro i tagli al diritto allo studio dell'Edisu, della Regione Piemonte. In quasi un anno di vita siamo cresciuti e maturati, insieme, e sempre insieme abbiamo imboccato un percorso collettivo di battaglia: contro un Governo dei professori che impone sacrifici e austerità, contro un Comune che magnifica una città - la nostra - che sta mandando in bancarotta, contro un'Università che loda un diritto - allo studio - che poi smantella, contro una Regione che si fa rappresentante di una classe politica che taglia i bilanci e ruba i nostri soldi. Mentre si cacciano gli studenti per la strada perchè ritenuti 'non meritevoli', si architettano ddl contro la corruzione che sono mosche negli occhi: chi comanda è la corruzione, la rappresentanza di un sistema corrotto, che non conosce colori o schieramenti di partito; chi specula è il parassita, la rappresentanza del gioco del profitto, che si chiami Compagnia o Intesa Sanpaolo niente cambia nella fisionomia del mazziere.

Oggi, nella giornata di sciopero generale europeo contro la crisi e l'austerity, all'incasso passiamo noi. Occupiamo un altro stabile perchè la Verdi Quindici Occupata ha necessità di altro spazio e altre energie per un progetto politico che nello sgombero ha rinvenuto ulteriori ragioni per lottare, contro politicanti e speculatori, uscendo rafforzata in partecipazione e forza per combattere altre battaglie ancora. Se la memoria è un ingranaggio collettivo, dobbiamo trasformare ciò in realtà: non ci dimentichiamo di via Verdi 15, oggi vuota e desolata, in balia di promesse di ristrutturazione e di appetiti privatizzanti - ma lo sgombero non era per la restituzione della residenza agli 'studenti bisognosi'?; siamo a conoscenza delle mire dell'impresa MoleCentocinquanta sullo stabile di vicolo Benevello 4, che preventiva appartamenti di lusso nel centro del quartiere universitario - ma Torino non doveva essere la città universitaria a misura di studente? Ma qual'è il progetto di quartiere dell'Università, del Comune e della Regione?! Noi, la vostra idea di città e di università la rifiutiamo, oggi ne conquistiamo un altro pezzo. L'avevamo detto e l'abbiamo fatto e lo faremo ancora: ci riprendiamo tutto, la Verdi Quindici raddoppia!

Invitiamo tutte e tutti a visitare il nuovo spazio di corso Luigi Farini 20!

Verdi Quindici Occupata
  VERDI 15 OCCUPATA SEMPRE IN AGGIORNAMENTO:                            
  VERSIONE 3.0

Torino, #14Novembre
H15.00
Dopo l'esproprio di scrivanie e sedie dall'interno della sede della Provincia, una nuova occupazione da parte degli studenti e della studentesse della Verdi15. Uno stabile, ex commissariato di vigili ormai abbandonato e lasciato a se stesso da anni, è da oggi la sede della Verdi15 3.0, in Corso Farini 20.
La Verdi15 2.0 in Vicolo Benevello 4, non poteva soddisfare a pieno le esigenze della comunità della Verdi, che è fatta di tante persone e di tante esperienze. Dai laboratori di lingua, alla palestra popolare, allo spazio espositivo e tanto altro che abbiamo già provato a raccontare. Questa nuova struttura che saprà dare sicuramente una diversa proposta abitativa agli studenti e alle studentesse che dopo lo sgombero della residenza universitaria si sono trovati per strada, inoltre aprendo questo spazio una casa la trovano anche le attività che in Vicolo Benevello stavano strette. Nel frattempo la Verdi15 2.0 resta occupata, spazio di saperi in movimento a due passi da quell'università che non ci appartiene. Oggi apriamo un altro luogo e anche qui metteremo in pratica la nostra alternativa.
VERDI15 IN TUTTA LA CITTà!

ALLE H18.00 ASSEMBLEA in CORSO FARINI 20
Verdi15 Occupata  



Di seguito alcuni link che raccontano la giornata di oggi:

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/11/14/torino-scontri-tra-studenti-e-polizia/210864/



sabato 10 novembre 2012

Sui danni alla Verdi15Occupata e borse di studio mancate: alcune doverose precisazioni


Alcune pagine della cronaca torinese titolavano ieri che per riparare i danni causati durante l’occupazione della Verdi15, l’Edisu stanzierà 150.000 euro, altrimenti destinati al finanziamento di 50 borse di studio; a sostenerlo è un giovane consigliere di amministrazione dell’Edisu eletto per la Lega Nord.
Ci sembra importante fare alcune precisazioni per smentire quest’affermazione, assolutamente falsa e tendenziosa.
Innanzitutto la questione dei fondi destinati a coprire i ‘danni’: come spiegato da uno dei rappresentanti degli studenti nel Cda dell’Edisu, i 150.000 euro di cui si parla fanno parte di un fondo per spese speciali di cui ogni ente deve dotarsi e che nel caso dell’Edisu sono stati destinati all’operazione di sgombero manu militari del 30 ottobre e alla resa inagibile dell’edificio.
Quei soldi, quindi, non sarebbero mai stati destinati a finanziare delle borse di studio!
E’ veramente triste il tentativo di salvarsi la faccia da parte della Lega Nord, responsabile, grazie a tagli pesantissimi, della dismissione del diritto allo studio sul territorio Piemontese: prima lasciano 8000 studenti senza la borsa, dichiarando che il diritto allo studio non è una priorità nell’agenda regionale, e poi cercano di addossare la responsabilità di 50 borse mancate a chi allo smantellamento del diritto allo studio ha dato risposte concrete e reali con l’occupazione della residenza Verdi.

venerdì 9 novembre 2012

Il movimento No Tav sta con la Verdi 15 Occupata, la Verdi 15 Occupata sta con il movimento No Tav!


Pubblichiamo il comunicato di solidarietà con la Verdi 15 Occupata del Movimento NO TAV, giuntoci oggi a poihe ore dalla nuova occupazione di vicolo Benevello 4, e la nostra risposta che vuol essere sia un ringraziamento per la solidarietà dimostrataci che, sopratutto, espressione della nostra volontà di rilanciare ad appuntamenti di lotta futuri, in valle come in città!
 A sarà düra, per loro! 
  
La Residenza Universitaria Occupata Verdi 15 è stata sgomberata dalla polizia a Torino, e in seguito allo sgombero, gli studenti e le studentesse che giustamente protestavano, sono stati caricati e feriti dalle forze dell'ordine. Scopriamo senza troppa sorpresa che lo sgombero della Verdi è uno sgombero politico, non esistono nè fondi nè progetti, per uno stabile che ha ripreso vita e il suo uso sociale solo grazie all'impegno dei giovani. Si tratta di uno studentato con 200 posti letto, destinato a studenti meritevoli di borsa di studio, che l’Edisu aveva chiuso lo scorso anno a causa dei tagli all’Università, e che gli studenti, ritrovatisi senza un tetto da un giorno all’altro, avevano mantenuto aperto e autiogestito fino ad oggi.

Il caso della Verdi 15 è un esempio chiaro delle assurde politiche di questi governi, che sprecano milioni di euro per le grandi opere di devastazione e tolgono risorse all’istruzione e al futuro dei giovani, contro cui il movimento notav si batte da sempre. Ci sembra quindi naturale dare la nostra solidarietà concreta alle studentesse e agli studenti della Verdi 15, che abbiamo conosciuto lungo il nostro percorso di lotte, qui in Valle e in città. Il progetto tav da solo fagocita miliardi di euro di soldi pubblici che vengono tolti ogni giorno all’istruzione, alla sanità, ai servizi, agli investimenti utili. Per questo anche il Movimento No Tav  "sta con la Verdi15", e lo sarà sempre, al fianco di chi dice no, di chi lotta, di chi come la Verdi resiste e non si arrende!

giovedì 8 novembre 2012

Verdi Quindici, presente!


L'avevamo detto, l'abbiamo fatto. Con la Verdi Quindici Occupata non si scherza: l'abbiamo dimostrato in dieci mesi di occupazione di via Verdi 15 e lo rifacciamo presente a coloro che se ne fossero dimenticati, pensando che una stupida sagra del manganello potesse mettere a tacere una realtà studentesca come la nostra. 'La Verdi Quindici non si tocca, la difenderemo con la lotta' non è solamente il coro che ci ha accompagnato in questa settimana precaria per le strade di Torino e per i corridoi di Palazzo Nuovo Occupato, è stato ed è molto di più: abbiamo trasformato quelle parole in programma politico, in promessa di battaglia fino all'ultimo respiro. Infatti siamo ancora qui, con un nuovo spazio conquistato a due passi dalla nostra via Verdi 15, con addosso la rabbia per uno spazio rubato da politicanti, speculatori e poliziotti ma anche con la consapevolezza piena che la potenza e la forza di un'idea collettiva non sta in quattro mura ma in coloro che le abitano.

A poco più di una settimana di distanza dallo sgombero di via Verdi abbiamo una nuova casa e un nuovo spazio comune in vicolo Benevello, ancora più nel cuore del quartiere dell'Università. Avevamo messo in guardia tutti dal considerare la Verdi Quindici Occupata come un'esperienza conclusa, passata, affossata dal fruscio del manganello, ammorbata dalle chiacchiere della politica, minacciata dall'infamità delle speculazioni. La Verdi Quindici Occupata rappresenta il presente e il futuro di una città che non vuole morire nelle scorribande finanziarie dei poteri che comandano Torino ne tantomeno nelle vetrine mediatiche che la politica confeziona per sopravvivere.

domenica 4 novembre 2012

Ritorno a casa. Dentro la zona rossa di via Verdi 15

'Loro non sapevano che era impossibile e per questo l'hanno fatto'
Mark Twain


Già dalla prima assemblea successiva allo sgombero, a Palazzo Nuovo Occupato, abbiamo chiarito un fondamento del nostro essere in movimento: nessuno si azzardi a utilizzare il verbo passato con la Verdi Quindici Occupata, siamo presente e futuro; non è ovviamente una questione grammaticale ma politica, che immediatamente diventa programma di lotta e resistenza.

Via Verdi 15 dalla mattina del 30 ottobre è circondata dalle molteplici camionette della polizia, dalle numerose forze dell'ordine che proteggono le transenne di acciaio che dovrebbero rappresentare la linea di confine della zona rossa. Guardando la militarizzazione che la questura di Torino ha ordinato lungo tutta l'area della Verdi Quindici Occupata c'è da scommettere che hanno paura delle nostre mosse, e per una volta, fanno bene, questa paura la debbono avere. I residenti della zona possono accedere alle loro case mostrando i documenti, esponendo il certificato di residenza, tutti gli altri debbono fare altri giri. I turisti sono allontanati, non si passa, per andare al Teatro Regio o in Piazza Castello o altrove bisogna fare altri tragitti, e la Verdi Quindici non si può visitare più perchè ora è un fortino della polizia.

Il turismo in via Verdi 15 è un'altra storia, che potrà far sorridere ma che innervosiva tanto un sindacato come il Sap (che qualche mese fa lo brandiva come ragione per lo sgombero), che quindi rappresenta una delle tante pagine scritte dall'occupazione, laddove la socialità e la condivisione non era interpretata dalla Verdi Quindici Occupata come bestemmia, come invece sembra facciano altri signori, in divisa o meno. Le loro città sono tristi e vuote e povere, il che diventa la ragione per la quale perderanno, perchè alla vita differente e dinamica che abbiamo conosciuto in via Verdi 15 non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare.

Appello della Verdi 15. Il diritto allo studio non si sgombera


La Verdi 15 Occupata è stata sgomberata. La mattina del 30 ottobre i reparti della celere torinese, in tenuta antisommossa, sono entrati nella residenza dall'ingresso principale. Sono arrivati verso le dieci del mattino, non hanno dovuto forzare nulla perchè a quell'ora la porta della Verdi era aperta, come sempre. Hanno varcato quella soglia come fossero venuti a studiare in una delle aule studio aperte ventiquattro ore o a seguire una lezione d'italiano o di francese, o a partecipare a un dibattito.

Sono andati a prendere gli occupanti uno a uno. Li hanno radunati tutti tra pianterreno e cortile. Poi hanno diviso italiani e stranieri, a ricordarci che non siamo tutti uguali, come vuole la linea politica del presidente leghista della Regione Piemonte Roberto Cota. Poi hanno isolato chiunque chiedesse spiegazioni o cercasse di tenere alto il morale cantando, a ricordarci che la via più rapida e indolore è perdersi d'animo. Una volta radunati e immobilizzati gli occupanti, sono andati stanza per stanza a distruggere tutto quello che trovavano. Hanno rovesciato il contenuto di frigoriferi e credenze. Hanno smembrato mobili e spaccato finestre. La stampa ha quindi avuto gioco facile per dipingere gli occupanti come dei disadattati che vivevano nel degrado. Del resto si sta bene a Torino d'inverno con le finestre senza vetri, non fa una piega. Del resto se la  magliettina non è più di moda gli si dà un tocco di colore spaccandoci sopra un vasetto di marmellata.

sabato 3 novembre 2012

Verdi 15 in tutta la città!

Oggi, 3 novembre 2012, la Verdi 15 Occupata ha deciso di scendere di nuovo in piazza, per mostrare le attività che si svolgevano abitualmente nei 10 mesi di occupazione e che realmente porta avanti a discapito alle mistificazioni mediatiche di giornali e telegiornali di questi ultimi giorni.
Il 30 ottobre, intorno alle 10 del mattino, le forze dell'ordine sono entrate nella residenza verdi 15 per sgomberarla senza aver dato agli studenti alcun tipo di preavviso, costringendo gli occupanti ad abbandonare forzatamente l’edificio, dopo ore di tensioni e procedure d’identificazione.
Questo sgombero è avvenuto a seguito delle pressioni dell'EDISU, nella persona del suo presidente Trabucco, con la scusante di voler liberare l'immobile per eseguire un'opera di ristrutturazione al fine di poter finalmente restituire la struttura agli studenti aventi diritto.
E' chiaro che però questa non è la realtà, la verità è che la gara d'appalto per la ristrutturazione è stata bloccata, e che l'EDISU a seguito dei tagli al diritto allo studio della Regione Piemonte (corresponsabile di una politica di svendita del patrimonio pubblico in favore di una incalzante privatizzazione) ha preferito investire i pochi fondi a disposizione nella struttura futuristica “Einaudi” trasformata in un albergo a pagamento, piuttosto che sul diritto allo studio, e dallo scorso anno ottomila studenti aventi diritto sono rimasti senza borsa di studio.

venerdì 2 novembre 2012

'Numa, racconti solo balle!': occupata la sede de La Stampa


Oggi la verdi 15 occupata è scesa ancora in piazza, a quattro giorni dallo sgombero portato avanti dall'Edisu e dalla questura, per continuare la mobilitazione per il diritto allo studio conquistato tramite la lotta, l'occupazione e l'autogestione. Lo sgombero non ci ha certo fermati e la nostra lotta riparte dall' occupazione di Palazzo Nuovo.
Oggi abbiamo deciso di puntare il dito contro le bugie che sono comparse su giornali e telegiornali, per bocca dell'Edisu e del suo presidente Trabucco, grazie al supporto di giornalisti che amano infangare le lotte e aiutare chi ci vuole obbligare ad un presente di precarietà, negazione dei diritti, primo tra tutti Massimo Numa de La Stampa.
La prima menzogna da sfatare è che lo sgombero restituirà l'edificio agli studenti: la gara d'appalto per ristrutturare la residenza è bloccata e noi occupanti lo diciamo da tempo. La regione Piemonte non ha intenzione di garantire il diritto allo studio, ma intende solo tagliare le borse di studio, svendere il patrimonio pubblico e privatizzare tutto il possibile. Questa linea politica è evidente nelle dichiarazioni della giunta leghista, mentre lo stop alla gara d'appalto si trova nei documenti pubblici presenti sul sito dell'Edisu.